sabato 19 aprile 2008

Il tafazzismo della sinistra

Tafazzi, uno dei massimi simboli comici del masochismo, rappresenta alla perfezione l'atteggiamento più diffuso e tipico della sinistra italiana.
Il tafazzismo dopo il brutto risultato elettorale è ritornato prepotentemente in auge, un pò come il simpatico personaggio televisivo che irrompeva all'improvviso sulla scena martellandosi gli attributi senza misericordia e strillando come un ossesso.
Per dire il vero le prime avvisaglie del ritorno della sindrome tafazziana si potevano scorgere già prima del week-end elettorale.
Bastava leggere l'Amaca del pur sempre ottimo Michele Serra su Repubblica; l'Italia è un paese irrimediabilmente di destra, diceva.
Voterò per il PD con la consapevolezza che molto probabilmente non ce la farà. Perchè l'Italia è un paese cattolico e immobilista, che rimane adagiato dentro i vecchi schemi, dentro il già sperimentato.
Quel moderatismo quietista che una volta era incarnato dalla Democrazia Cristiana ora si riversa su Berlusconi, il quale inoltre è l'alfiere del lato negativo e oscuro della mentalità del paese.
Gli italiani che vogliono continuare a evadere le tasse, ad assumere a nero, che parcheggiano in doppia fila e non rispettano le code alla posta, votano per Berlusconi.
Diciamolo. Nell'elettorato di Centrodestra è presente anche questa componente, che infatti il Cavalier Fracassa ha sempre blandito in modo palese.
Già all'epoca del suo secondo mandato come premier aveva detto, per esempio, che comprendeva gli evasori fiscali.
Una simile affermazione in un'altra democrazia europea sarebbe costata la poltrona o una bella fetta di voti all'incauto dichiarante, ma non nell'anomala democrazia italiana.
Tuttavia l'elettorato di Centrodestra non è ovviamente solo questo ed è indimostrabile la tesi per cui la parte retta del paese vota invece dall'altra parte. Non è così.
L'opinione di Serra è anche quella dei compagni della Sinistra Arcobaleno, di tanti giornalisti e maitre a penser di quell'area politica e culturale.
E si salda al giudizio di Vauro, che nell'ultima puntata di Anno Zero senza tanti giri di parole ha detto che gli italiani votano Berlusconi perchè sono cretini.
Insomma, come era d'uso nel vecchio PCI, o gli italiani non hanno capito perchè sono stupidi o sono in maggioranza disonesti e perciò premiano i disonesti.
E' l'assurda dicotomia partito degli onesti - partito dei disonesti, che trae origine da due elementi: la retorica berlingueriana furbetta e spocchiosa sulla questione morale e la convinzione dei comunisti, nel loro zelo fideistico, di essere i migliori, l'avanguardia depositaria delle risposte giuste per la società.
Se ancora oggi si dice questo, evidentemente dagli anni 70 l'habitus mentale della sinistra non è cambiato.
Si prosegue a guardare la realtà da dietro due fette di salame, arroccandosi in una presuntuosa diversità che finisce per avere solo una funzione consolatoria delle sconfitte.
Per quanto concerne il passato, la Prima Repubblica, a Serra e ad altri come lui bisogna ricordare che il PCI era confinato all'opposizione perchè gli italiani volevano semplicemente rimanere nell'area delle democrazie occidentali.
Chi si è messo dalla parte sbagliata della barricata ha inevitabilmente, puntualmente perso. All'Italia non è mancata la maturità per affidare le sue sorti alla sinistra, è mancata una sinistra matura.
Quel Lib-Lab, la Socialdemocrazia, che in altri paesi è stata chiamata numerose volte (e viene chiamata anche nel presente) ad assumersi responsabilità di governo.
La Spagna è un paese con radici cattoliche tanto quanto l'Italia, e per giunta ha conosciuto oltre trent'anni di dittatura franchista.
Ciò non ha impedito agli spagnoli di premiare il Partito Socialista, da Gonzales negli anni 80 fino al recente trionfo di Zapatero.
Il Partito Socialista italiano invece non è riuscito nell'obiettivo del sorpasso sui comunisti e poi ha fatto harakiri con Tangentopoli.
Per quanto riguarda il presente, il PD ha perso perchè, fra le altre cose, per una quota di elettorato rappresenta ancora una risposta di tipo politicista.
La sfida del PD è allontanare da se quest'immagine e far comprendere bene al paese cos'è (Berlusconi infatti si fa capire benissimo), riprendendo in mano un discorso riformista che da troppo tempo manca come prospettiva politica. Ci riuscirà?
Qui però si innesta una difficoltà supplementare e peculiare dell'Italia: la presenza di Berlusconi, che grazie alla posizione dominante nel mondo dei media e dell'editoria distorce l'informazione e manipola con straordinaria abilità il confronto politico.
Ma chi è causa del suo male pianga se stesso; fra 1996 e 2001, quando Berlusconi era all'opposizione e la Lega era ai ferri corti con il nano di Arcore, i numeri alle Camere permettevano a Prodi di mettere fine a questo strapotere mediatico che ci ha resi una barzelletta mondiale. Perchè non si è fatto nulla?
O è mancato il coraggio oppure Berlusca si è salvato per qualche patto (chiedere a D'Alema). Chi di inciucio ferisce, di Berlusconi perisce. Gli italiani non sono babbei, sono disinformati.
Alzare guaiti al destino avverso, accusare gli elettori, insistere in vecchie parole d'ordine e analisi politico-sociali obsolete come la sinistra radicale, è il più sicuro viatico per future sconfitte. E ulteriori dolorosi martellamenti di zebedei.
Tafazzismo ora e sempre.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con te e con questa analisi

Luca

Anonimo ha detto...

D'accordissimo. In Italia questa Sinistra illusa di avere una superiorità intellettuale ha allontanato sempre di più gli elettori che nel frattempo hanno cominciato a studiare e non si fanno più infinocchiare. Certo Berlusconi non è migliore, ma non cerca di imporre a tutti i costi un modello sociale. E poi tutti sappiamo quali sono i suoi conflitti di intersse, mentre non conosciamo ancora bene quelli della sinistra. E credo che la gente sia spaventata proprio da questo.
Mi auguro che la sinistra comprenda i suoi errori e possa dare vita ad una nuova idea politica.
Vi invito a postare su http://microliberismo.blogspot.com
forse possiamo essere divergenti su alcune iddee. Ma su molte altre possiamo andare d'accordo