domenica 7 ottobre 2007

Anna Politkovskaja: in memoriam

Il 7 Ottobre 2006 la giornalista della Novaja Gazeta Anna Politkvoskaja veniva assassinata a Mosca, davanti alla porta di casa.
Cinque colpi di pistola, il primo e l'ultimo in testa, gli altri tre nel corpo. Lavoro da professionisti.
Ancora ignoti mandanti ed esecutori. La procura di Mosca ha recentemente effettuato degli arresti, si ipotizza che siano stati dei criminali ceceni.
Un'affermazione che fa sorridere con amarezza, nella sua evidente illogicità.
Chi più ha da temere dai racconti degli orrori ceceni non è la mafia, che negli articoli della giornalista ha sempre occupato un posto marginale.
Bensì il presidente Putin ed il suo fedelissimo leader locale Kadirov, destinatari costanti delle sue denunce.
Vale la pena di leggere "Proibito parlare" (ed. Mondadori), che raccoglie molti articoli della Politkovskaja divisi per tema, dove la guerra in Cecenia è il principale.
La coraggiosa Anna ha fatto conoscere al mondo la Russia contemporanea, un paese ancora povero, dove diritti umani è un'espressione vuota, oppresso da un potere ormai apertamente autoritario che uccide i giornalisti: dal 1991 ad oggi ne sono caduti più di duecento.
Un regime che ha soffocato con terribile violenza ed abusi spaventosi le rivendicazioni politiche della popolazione cecena.
La Politkovskaja sapeva di essere condannata a morte, ma non ha rinunciato in nome dei valori democratici ad essere una testimone scomoda della nostra epoca; diceva  - vivo la mia vita e scrivo di ciò che vedo. Tanto le bastava.
Va così ad affiancare altri suoi colleghi, morti in varie parti del mondo ed in ogni tempo, perchè vivevano la loro vita e raccontavano ciò che vedevano, in prima linea; il reporter giapponese ucciso in Birmania, il giornalista turco Dink, Enzo Baldoni, Ilaria Alpi...l'elenco purtroppo sarebbe molto lungo.
La libertà d'informazione come la satira fa paura, perchè mette a nudo gli errori e le colpe del potere. I giornalisti vengono ammazzati oppure isolati, neutralizzati.
In Italia, paese di democrazia incerta e fragile, si ricorre al secondo metodo; da Berlusconi con il suo cd. editto bulgaro del 2003, grazie al quale Biagi, Santoro e Luttazzi sono stati espulsi dalla tv, passando per le ultime esternazioni di Mastella contro la Rai, fino alle querele, spesso infondate, ma comunque sempre usate come una clava contro chi cerca di fare il suo mestiere (celebre quella di D'Alema a Forattini per la vignetta sul caso Mithrokin).
Il braccio di ferro fra potere politico e libera informazione è sempre in corso.
Nel caso della Russia è il primo contendente a prevalere; non credo che i veri assassini della Politkovskaja finiranno mai alla sbarra.
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