mercoledì 3 ottobre 2007

Mastella non vede e non sente...

Mastella, al centro della bufera sulla malagiustizia italiana, che si è rinfocolata dopo il caso dell'ex-br implicato in una rapina a Siena, è un pò come le famose scimmiette: non vede e non sente ma in compenso, purtroppo, parla molto.
Pronuncia autodifese che si traducono in clamorose autoreti. Se il tema non fosse drammatico, si potrebbe quasi provare compassione per il ministro, che ormai assurge ad unico capro espiatorio della drammatica emergenza della giustizia.
Ma proprio non si può...Mastella lo impedisce, perchè invece di ammettere le colpe del sistema di potere a cui appartiene e promettere interventi, si lancia, come riportato dal sito Corsera di oggi, in temerarie e traballanti argomentazioni.
A cui si può ribattere come segue.
Primo: nelle democrazie odierne, in virtù della personalizzazione della politica (talvolta troppo spinta, è vero), un ministro, un capo di governo, diventa un parafulmine, il destinatario privilegiato delle polemiche e delle critiche.
Giusto sottolineare che la responsabilità politica tendenzialmente è collettiva, ma dire "mi sono rotto le scatole" è una risposta non pertinente.
Soprattutto se si considera che quando viene fatta una scelta giusta, i politici ed i partiti sono prontissimi ad ascriversene il merito esclusivo. Si assumano anche gli oneri, non solo gli onori (peraltro ben retribuiti) del loro lavoro.
Secondo: se è vero che la legge Gozzini, grazie alla quale un ergastolano in semi-libertà ha commesso una rapina in banca, non è stata varata da Mastella, egli è comunque il ministro di grazia e giustizia.
Quindi, in base al nostro ordinamento ha la facoltà di promuovere, in consiglio dei ministri, un disegno di legge per la modifica della Gozzini.
Ributtare la palla genericamente al parlamento, che secondo l'ineffabile Mastella è l'unica sede per discuterne, è un'altra risposta non pertinente, troppo comoda.
Terzo: considerando i tempi biblici di approvazione delle leggi, la via del disegno governativo appare più rapida. Sarebbe un bel segnale da mandare al paese.
Quarto: dire che la repressione non serve, ma che bisogna invece riflettere sulla gerarchia dei valori per promuovere lo sviluppo morale e culturale della società va bene in chiesa, durante l'omelia del parroco.
Ma un governo degno di questo nome invece ha l'obbligo, più in concreto, di approntare le misure atte a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico.
Domanda per l'ineffabile ministro: se l'ex -br fosse riuscito a sparare ai poliziotti? Di cosa parleremmo adesso? Dei valori in crisi?
Purtroppo l'uomo di Ceppaloni non vede, non sente, non ha capito...anzi ribatte con fastidio che si è rotto le scatole. Bontà sua...
Pensasse invece a quanto si sono rotti le scatole i cittadini, si preoccuperebbe se non altro della sua poltrona.
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