venerdì 19 ottobre 2007

Ricardo Levi: è un uomo o un quaquaraquà?

Ricardo Levi...è un uomo o cos'altro?
Fino all'altro giorno ben pochi sapevano chi fosse, ma ora sta diventando famoso, sta guadagnando la notorietà improvvisa (e ovviamente non ricercata) che colpisce molti dei nostri politicanti quando vengono colti sul fatto, con le mani sporche di marmellata.
Questo oscuro signore, attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio, che prima di diventare un collaboratore di Prodi ha dedicato la sua vita professionale alla stampa, è l'estensore di un disegno di legge che ha il sapore dell'infamia.
Un progetto governativo che, qualora diventasse legge dello stato, sancirebbe la fine della libertà d'informazione in Internet.
Si prevede infatti una serie pesante ed assurda di obblighi a carico di chi pubblica contenuti in rete, attraverso un blog o un dominio personale.
La mera pubblicazione di contenuti viene equiparata ad un'attività professionale; per aprire un blog occorrerebbe iscriversi ad un registro pubblico (il ROC), nominando un direttore responsabile che deve essere un giornalista iscritto all'albo! Il tutto ovviamente a pagamento!
L'oscuro sottosegretario dice che spetterà ad una regolamentazione supplementare di precisare le modalità e le eccezioni, ma intanto il dado è tratto.
Il consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità (mi immagino l'entusiasmo di Mastella) e l'opposizione si è astenuta dal commentare, evidentemente compiaciuta per una scelta che va anche pro domo sua.
Nemmeno Berlusca era riuscito ad imbavagliare in questo modo l'informazione; anzi la controinformazione, visto che la prima in realtà è appaltata a pennivendoli in servizio alla destra e alla sinistra.
Adesso attendiamo una legge che autorizzi ad esprimere opinioni al bar, davanti al caffè, solo ai cittadini muniti di regolare autorizzazione prefettizia, o che permetta di scrivere lettere ai giornali solo a chi è munito del patentino di giornalista.
Mi domando: ma questo è un uomo? E questo è un governo degno di un paese democratico? Questa scelta avvicina l'Italia alla Cina, alla Birmania, alla Russia dello zar Vladimiro, non all'occidente democratico.
Vuoi vedere che se decido di pubblicare un blog con le foto delle mie vacanze devo iscrivermi al ROC?
Vuoi vedere che se scrivo un post su un argomento politico posso incappare nell'articolo 57 del codice penale? (omesso controllo di contenuti diffamatori, già c'è anche questo)
Non c'è limite al peggio; abbiamo toccato il fondo e stiamo iniziando a scavare.
E pensare che, per aggiungere la beffa al danno, l'art. 1 di questo disegno di legge afferma che scopo della legge è quello di promuovere il pluralismo dell'informazione.
Forse una volta tanto il Berlusca aveva ragione, quando ha detto che chi vota a sinistra è un coglione. E' vero, se non altro perchè la sinistra non esiste.
Difatti fa leggi degne di una destra antidemocratica. Qual'è la differenza ormai?
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